Mio caro amico, questa mattina il sole splende alto nel cielo. Sono le 8:10 del mattino e Facebook mi ha ricordato che oggi è il compleanno di una delle mie fate madrine, Silvana, questo è il suo nome. Strana la vita, ieri era il compleanno di una delle mie nemesi (una pazza con un disturbo narcisistico di personalità con tratti istrionici). Nel precedente racconto parlo di me come di una straniera nella mia terra. Ebbene sì, Bloggi, quando decisi di andare via di casa, mi sono dovuta arrangiare al meglio e tra le varie soluzioni c’è stata anche l’affidarmi alle istituzioni o a chi ne facesse le veci. Quando approdai a Bari, la me di allora non aveva un documento valido. A poco più di vent’anni camminavo in giro per la città come una homeless, anche se un tetto provvisorio ce l’avevo.
Per un lungo periodo ho vissuto in case piene di persone, ognuna con il proprio vissuto e il suo bagaglio personale. Con il senno di poi, credo che tutto ciò sia servito a smussare gli angoli più spigolosi e taglienti. Non ho mai nascosto di essere una persona fortemente respingente. In quel periodo ho conosciuto Silvana, una dolce donna dalla forte personalità che, in apparenza, poteva sembrare brusca. E chi non lo è al giorno d’oggi? Silvana mi ha preso sotto la sua ala e mi ha seguito per alcuni anni, rendendomi meno straniera in questa Bari fatta di gente cafona e caciarona. Ad oggi ci vediamo raramente e ci sentiamo ancora meno, anche se continua a essere un punto fondamentale della mia esistenza. Ma come ogni fata madrina che si rispetti, lei si dissolve in uno scintillio dopo aver aggiustato la situazione.
A volte mi sento in colpa; avere la costante sensazione di aver lasciato qualcuno alle mie spalle mi fa sentire un po’ in colpa, anche se non c’è né l’intenzione né la volontà. La vita va così veloce che devo andare sempre a passo svelto per non inciampare. Ma cercando di restare concentrata, cercando di non inciampare, passano gli anni e ti senti un’immagine sfuocata ai margini di una foto di gruppo.
Caro Bloggi, Silvana ha creduto in me quando io mi sarei lasciata travolgere e sparire nel nulla, dandola vinta a tutti quelli che erano convinti che non meritavo un posto in questo mondo, e sono stati tanti.
Cosa posso dire, caro Bloggi, per chiudere questo racconto? Grazie Silvana, oggi se sono una donna adulta e migliore, devo anche grazie a te. Buon compleanno.
Ora scappo e vado a rendermi presentabile per uscire di casa, e vediamo se la cara Chat GPT mi corregga questo monologo pieno di refusi.