Ciao mio caro amico sono qui appena uscita dalla doccia e con indosso l’asciugamano, il caldo ha già asciugato la mia pelle, sono reduce da una recensione di 600 caratteri: un modo alternativo per far conoscere il mio estro creativo. LOL
Il mio flusso emotivo e la mia mente analitica non possono essere confinati in soli 600 caratteri. Comunque ho scritto la recensione e l’ho inviata ora tocca alla mia personale disamina su un libro che quest’anno compie cinquant’anni. Sto parlando di “Carrie” di Stephen King. Link al libro https://amzn.to/4bx2ayJ
Dio… L’ho adorato. Molti della mia generazione ricorderanno il film, Io vagamente, in realtà. Il libro è scritto in chiave inchiesta giornalistica e suddiviso in due tempi chiari ma allo stesso tempo intrecciato ad arte, insomma, anche il lettore più sbadato non rischia di perdere il filo del racconto.
Aggiungerei che è il primo libro che è stato pubblicato da King, e non nascondo che sono curiosa di leggerne altri.
Torniamo alla protagonista: Carrie è una adolescente problematica. Ha una madre estremamente bigotta e con uno spiccato senso religione da inquisizione spagnola.
Carrie è anche la bullizzata della sua scuola, e qui in questo libro scritto nel 1974 come protagonisti gli studenti di una cittadina del Maine, viene messo in scena tutta la crudeltà di cui sono capaci gli adolescenti.
Carrie è l’agnello sacrificale, è tutto quello che in quegli anni ricordava il proibizionismo Americano. Carrie non ha amici è sola e per giunta, costantemente sottoposta a sevizie psicologiche e le punizioni corporali della madre. Che in fin dei conti la considera figlia del demonio.
Vittima di continui scherzi e derisioni di tutta la scuola, l’adolescente a un certo punto si spezza, la sua mente si spezza e, siccome la nostra giovane protagonista è la portatrice del gene attivo della telecinesi, si trasformerà in una Daenerys a cui hanno ammazzato tutti.
Non c’è molto da dire, è un libro che fa riflettere anche ai giorni nostri con l’aumento di disumanità involutiva a cui siamo assistendo, basiti.
La riflessione che ho fatto all’inizio del libro è stata: C’è una Carrie in ognuno di noi. La differenza la fa il contesto socioculturale e la famiglia.
Passo e chiudo alla prossima.