Mio caro amico, sono le 23:00 e dovrei essere a letto per tenere a bada la pressione ballerina. Invece mi ritrovo qui al PC, con le cuffie e ascolto musica, spinta dal mio solito flusso emozionale.
Quindi cercherò di essere molto breve, anche per non annoiare i nostri tre lettori: sempre se sono approdati qui per caso.
Quest’oggi ho avuto una deliziosa conversazione con una “sconosciuta” amica. Che grazie alla sua analisi, ha fatto emergere qualcosa che, in fin dei conti sapevo ma non volevo ammettere e accettare.
Mostrarmi per quella che sono. Quante volte ho parlato della triplicità del mio essere (la bimba ferita, la signora anni 50 e il guerriero) e loro sdoppiamento dei ruoli in base alle situazioni. Non parlo di patologie psichiche, ma più metaforicamente, del frammentarsi del proprio essere per rimodellarsi a nuova forma a furia di ricevere colpi.
E come al solito sto divagando: mi riferisco alla corazza che ognuno di noi sviluppa in maniera diversa e originale, anche illusoria alcune volte, pur di non soccombere.
Fino a oggi, solo una persona è riuscita a vedere la vera me. Anche se non vale, visto che siamo entrambi il riflesso dell’altro.
Il sentirmi dire che sono buona mi ha sempre dato una brutta sensazione, sono cresciuta con i lupi e ho dovuto imparare a schermare i miei sentimenti, perdendomi per ore nell’onirico, pur di sfuggire a quel senso di inadeguatezza, all’essere fuori posto, e, alla continua ricerca di vuoto da colmare.
La mia anima gemella… C’è chi sostiene che ne abbiamo diverse. La mia è stata colei che ha deciso che era molto più importante il mio viaggio rispetto al suo.
È così ho idealizzato l’amore al punto tale che mi sono annullata per compiacere gli altri, fin quando un giorno ho detto basta, ho smesso di credere all’amore, all’amore incondizionato. Ho fatto la brava con la speranza di essere vista, ma quando mi notavano non era mai per cose positive. Così che appena maggiorenne, ho preso tutta la mia fragilità, le debolezze e le ho nascoste in fondo alla mia coscienza.
Sono passati tanti anni da allora e quel mucchio di stracci consunti, della vecchia me, quella che guardava il mondo che la bastonava; attraverso un paio di lenti rosa, a forma di cuore. Ora preme per riemergere per far pace con la vita.
E niente. Come al solito l’ho toccata piano. E il timore di risultare vulnerabile agli occhi di chi mi legge, mi fa vergognare. La vergogna altra emozione che devo ricodificare.
Quindi tornando a me, ho deciso di essere meno scorpionica e più nettuniana… Ecco tutto questo per dire che cercherò di essere più autentica, meno corazzata, non che prima fossi falsa. E del giudizio? Chi se ne frega.
Buonanotte da, IldiariodiunaCri.