Ciao mio caro amico oggi è giovedì 15 dicembre. Sono anni che dicembre è il mio mese funesto, fatto di introspezione, malinconia e dislessia. Anche quella si acuisce in questo periodo.
Nessun episodio funesto mi fa percepire dicembre come il mese della perdita. “Siamo le decisioni che prendiamo.” Questo è il mantra che mi ripeto dall’autunno del 1997, ma il questo periodo non riesce a darmi sollievo e sprofondo nel mio pozzo di malinconia.
Difatti oggi con questa pagina digitale del mio diario il mio pensiero in mito retrogrado (citazione astrologica) va a tutte quelle persone che trascorreranno le festività da sole o in compagnia ma che nonostante la voglia di farcela combattono contro il buco nero che si spalanca nel loro io. Temo sempre il fatto di risultare estremamente emotiva o romantica (fa tanto patetica), preferisco essere percepita come una persona pratica, anche perché, io cerco sempre di porre soluzioni e rimedi a quel qualcosa, invece di rimuginarci su.
Questa è l’unica cosa che non sono in grado di risolvere, non ho gli strumenti, la forza e la voglia.
Non importa in quale famiglia tossica e disfunzionale uno cresca. Il Natale o il mese della nascita di nostro Signore, porta tutti quei fanciulli interiori alla nostalgia, alle gioie passate, e al profumo di bucce di mandarino bruciate, la convivialità e le chiassose risate.
I miei Natali non sono mai stati ricchi ma ho avuto una numerosa famiglia: nonostante i miei lutti già dalla mia tenera età.
Molte di queste festività si concludevano o non iniziavano affatto, con feroci litigi tra mio padre e mio nonno e mio padre e i suoi fratelli. Premetto che mio padre è una testa di cazzo e che i miei avrebbero dovuto ripudiarlo dalla famiglia, già dalla notte dei tempi. Ma un figlio è un figlio, anche quando quel cazzo di figlio è uno stramaledetto rancoroso che non riesce a mettere da parte le gelosie tra lui e i suoi fratelli. Ne ha rovinati di Natale. Ecco!
Nonostante tutto la nostalgia di quei tempi mi rattrista tanto da rinchiudermi in me stessa.
Non riesco a gioire per la felicità degli altri, nessuna invidia, solo un fottuto fastidio e senso d’apnea.
Caro Bloggi non ti racconto tutto ciò per fare la vittima ma credo, anzi ne sono sicura, ci sono altri là fuori come me. Che soffrono per un pezzetto di loro che la vita ha deciso di strappare via come un cerotto chirurgico. A ogni avvicinarsi di “Auguri a te e famiglia”, quel vecchio dolore si riacutizza e ci tormenta fino ad anno nuovo.
Quindi mio caro cosa c’è di meglio che mettere nero su bianco quello che non riusciamo a schivare e ci colpisce inesorabilmente in pieno viso, facendoci trattenere respiri di sconforto e occhi lucidi?
La spensieratezza, ecco, questo è quello che mi manca di più. Non sono mai stata felice, sono o meglio ero allegra. Questo è quello che percepiscono le persone di me.
Ma come si fa ad essere allegri se ti manca quel qualcosa che accende lo spirito del Natale, che è sempre più una festività dedita al consumismo e meno alla convivialità con il prossimo?
Io non ho risposta mio caro amico, e dove non so rispondere devo fare un passo indietro.
Auguro a tutti quelli che in questo periodo si sentono smarriti, soli e fuori posto, tanta serenità e gli Auguri di far pace con quel bambino che s’aggrappa ai ricordi di una vita che non esiste più.
BUON NATALE