“La moglie che dorme” di Catherine Dunne è un libro che ho sottovalutato sia a causa del titolo sia a causa del retro di copertina, dove la protagonista, Grace, viene considerata fragile dal padre prepotente e il protagonista, Farrell, un uomo dai tanti traumi e ferite.
Questa descrizione, unita al titolo, mi ha fatto pensare a una coppia fondamentalmente disfunzionale e con un matrimonio in crisi. Grace è una giovane con un padre dalla personalità forte che ha cercato di pilotare la vita professionale di della figlia per proteggerla e tenerla in seno alla famiglia, a volte utilizzando forme coercitive legate alle dinamiche di potere.
Farrell è un ex bimbo pieno di traumi, lutti non elaborati e una psiche incline alla follia.
Farrell incontrerà Grace grazie a un lavoro di ristrutturazione che gli verrà affidato.
Il disagio di Farrell è palese sin dall’inizio, inizialmente mascherato da un profondo senso di insicurezza.
Man mano che la storia d’amore si svilupperà sotto la lente d’ingrandimento della scrittrice: il piccolo Vinni alias Farrell si mostrerà per l’uomo che è; tramite i suoi pensieri e un palese disturbo post traumatico mai elaborato, si paleserà al lettore per l’uomo estremamente disturbato qual è.
Grace si rivelerà essere più forte e resiliente, anche se l’ormai marito Farrell, dietro un gioco di sottomissione e manipolazione, farà di tutto per allontanarla dalla sua famiglia. Ma in questo pericolosissimo gioco, dove il padre di Grace, insieme alla sua famiglia, diventeranno il nemico principale da cui Farrell, dovrà proteggere sia Grace che il suo matrimonio, qualcosa a un certo punto si spezza e il mostro si paleserà con un piano spregevole.
All’inizio non avrei dato una lira a questo romanzo, ma è in realtà un favoloso antagonista a L’avversario di Carrère.