Mio caro amico virtuale, sono reduce da una settimana impegnativa: il libro di Bukowski mi ha messo a dura prova, talmente tanto, che ho temuto che avesse inficiato il mio piacere per la lettura.
Venerdì, meglio sabato notte all’una, ho messo fine al capitolo Storie imbarazzanti di un alcolista.
Ormai emotivamente svuotata e spaventata dal terrore nel non provare più quel piacere pescino per la lettura, avevo preparato con timore una scaletta delle letture future tirando fuori due libri che avevo parcheggiato “ Il profumo delle foglie di limone “ di Clara Sàchez e “Niente di vero tranne gli occhi” di Giorgio Faletti.
Sabato mattina mentre rientravo da un caffè mattutino con l’amica Tiziana Mi sono fermata d’innanzi a un’edicola dove aveva un banchetto fornitissimi di libri usati.
E niente,sono stata attirata come un marinaio viene attirato dal canto di una sirena, c’erano tanti bestseller e tanti romanzi che ahimè non erano i capofila del racconto e come mi è successo per altri libri ho dovuto comprare il primo per integrare le eventuali storie. Ed è così che in mezzo a quella montagna piramidale di libri beo ordinata ho scovato un libro che mi ha colpito per la sua trama, nazionalità e nome. “il dio delle piccole cose” dell’autrice indiana Arundhati Roy, un’attivista che si batte per i diritti delle donne in India.
Ora dimmi che non è stata una sincronicità acquistare questo romanzo quando stavo per finire quello strazio per l’anima di “Storie di ordinaria follia”, magicamente ho appena trovato il nome per questo visionario articolo (La sincronicità dei libri).
Io credo anche che noi applichiamo una sorta di etichettatura e di classismo per quello che riguarda i libri, per esempio io ho discusso per questa classificazione libro da femmina e libri da maschio e libri semplici e libri difficili, Adesso fatela voi l’equazione e dove si voleva andare a parare, di sicuro a farmi diventare cuochina mannara senza la luna piena. No semplicemente io adoro immergermi nelle emozioni Ho adorato Grisham ed altri, perché hanno scritto bene e soprattutto perché mi hanno lasciato qualcosa, a prescindere se l’intento era quello. Bukowski mi ha insegnato che se qualcuno mi proponessero di trasformare questo blog in un libro, molto probabilmente declinerei l’invito, perché questo spazio è il contenitore del mio io e delle mie emozioni, piccole pillole da leggere al momento e poi passare a un nuovo argomento. In un libro risulterei egocentrica, monotematica e noiosa.
Mio caro amico fatta di una me virtuale, devo andare a fare la cacca e prepararmi perché io lavoro.
Un bacio alla prossima, passo e chiudo.