Sono di nuovo qui oggi per parlarti di amore, il così tanto detto…” ti voglio bene! “
Ogni volta che qualcuno m’ha detto di volermi bene, ne sono uscita sempre con le ossa rotte, naturalmente è una metafora.
Ci sono persone che, per la loro natura tossica, dovrebbero tenere l’affetto per se stessi.
Di solito sono quelli che si battono il petto ai quattro angoli della terra sostenendo di essere loro i non amati, i non capiti.
Piccole anime psicopatiche.
Nel mio caso io ho quasi sempre problemi con quelle donne che orientativamente hanno la stessa età di mia madre, e che, assumano spontaneamente un ruolo educativo nei miei confronti.
E’ sempre stato così, da quando avevo poco più di due anni. Tutte figure con tratti istrionici e conditi da un forte ego da salvatore. Già, tutti Gesù nel tempio.
Il problema nasce quando il soggetto da correggere si oppone alla correzione. O-PP-O-NE. Si perché dietro a queste figure da crocerossine, si nascondono delle fottute narcisiste.
La vita ha giocato una strana partita aritmetica con me. Levandomi una madre biologica in tenera età, regalandomi due care e dolcissime matrigne che han cercato di correggermi. Perché quando non sei conforme all’immaginario del narcisista, egli, cerca di cambiarti mettendo in atto ogni forma di coercizione psicologica.
Il sei sbagliata a trecentosessanta gradi è la forma più comune, anche perché il narcisista, riesce a creare danni tali nella mente dell’educando che soccombe, mentre qualcuno fugge. Qualcuno.
Io rientro nella casistica degli scappati di casa, anche perché io sono una di quelle che ha sempre ragionato in termini di: Se non sono bene accetta, tolgo il disturbo.
Ecco che il narcisista, s’è levato il soggetto oppositivo dai piedi. Problema risolto, amen.
Il problema subentra quando una figura del genere si interfaccia nella vita lavorativa assumendo un ruolo di comando. Auto incoronarsi l’imperatrice delle “scarcioppe” (carciofi). Da prima ti ammalierà con tanta di quella gentilezza che potrebbero far vomitare i mini-poni e Cristina D’avena, in un unico conato.
Grandi gesti accuditi-vi del tipo < guarda che ti ho preso! Queste cime di rape stanno otto euro al chilo>. (Io ci tengo a te, vedi spendo dei soldi). Ecco la seconda forma di coercizione e manipolazione psicologica.
Tutto al preparare il terreno dove il narcisista, si identifica in una figura di rinforzo positiva. Lei è il buono. Ah le favole! Quanto possono insegnarci le favole. Incorporano nella loro antica conoscenza i mali primordiali dell’essere umano. Che essi siano principi, principesse o boscaioli.
Quando ti ritrovi la strega cattiva che crede di essere Bianca-neve in un ruolo, o mansione di comando, allora bisogna farsi il segno della croce, perché cercherà di farti fuori lavorativamente in ogni modo.
Userà le lacrime e il vittimismo soprattutto se l’individuo intercettato sarà apostrofato come oppositivo. Che poi che cazzo vuol dire oppositivo. Fate pace con il cervello e componete il numero di uno bravo. Fate in modo che sia uno di quelli che possono prescrivervi le goccine, quelle buone.
Quindi l’oppositivo, diventa, no! Lui è, una macchia scura in quel mondo pastello fatto di sorrisi, inchini, vocine e screenshot. L’evoluzione Boomeriana utilizza, o meglio usa screenshot e zizzania per creare la narrazione più consona per il ruolo che intraprende. Dopo aver “incarnato” l’Avatar della vittima, si passa all’isolare il soggetto scomodo, come una cellula impazzita che non viene riconosciuto dal sistema immunitario.
Ed eccoci qui al punto dove le persone che lavorano con te da diverso tempo, iniziano a scansarti, a guardarti di sottecchi.
Avendo una forte personalità il noli me tangere, ha funzionato fino ad un certo punto. Fin quando non sono stata richiamata dalle alte sfere.
Nulla di scritto tutto basato sulla narrazione dell’attempata Bianca neve, che precedentemente, si era confrontata con il suo specchio(l’ego). Quindi lei, “vittima perfetta”, la narcisista e istrionica, la tessitrice di menzogne e di realtà alternative, aveva sferrato il suo primo colpo.
Quel colpo sferrato l’ho sentito, ma non avevo ancora capito, quanto a fondo…Me ne accorgerò qualche mese più in là.
La ramanzina doveva esordire degli effetti, mi sarei dovuta inchinare a sua altezza, l’imperatrice delle scarcioppe. Ma così non fu. Dio guanto mi disgusta, patetico essere umano, usare un ruolo lavorativo per fare la villain. PA-TE-TI-CA.
Così inizia a mantenere un distacco fisico, forse temendo che la potessi crepare come un vaso cinese, di fatto mi andava scansando. Però come ogni cattivo era circondata da i suoi scagnozzi, chi diceva, chi riportava, chi se la godeva. E chi di riflesso ne produceva beneficio.
Il gruppo era coeso anche se c’era chi veniva a farmi le faccine.
Le carte furono scoperte a una mano di supervisione( strumento lavorativo messo a disposizione di gruppi di lavoro) una riunione con uno specialista che coordina.
E li il dito puntato < lei è il cancro di…> Non faccio nomi, non sono qui a fare pubblicità, non sono mica quelli di Amazon.
Psicologa chiese alla voce accusatrice < Dimmi cosa si fa con il cancro> tutte fortemente avvelenate non rammentavano che io, la psicoterapeuta la conoscevo da molti anni prima, e lei aveva capito già le dinamiche del gruppo. <Cosa si fa con il cancro> Lo si estirpa.
Quindi, in quella supervisione le ho fatto ballare una Lambada senza musica, le ho asfaltate con la grazia di chi sa, cosa significa avere la luna in bilancia. Quanta miseria. Quanta miseria in così poche persone.
Le ho viste ronzare per un po’ con piccoli sorrisini e sguardi sottecchi, lo sport principale, il pettegolezzo, aveva fatto arrivare l’episodio ai servisti di quell’anno, pure loro seguendo l’onda del pettegolezzo s’erano adagiati e messi comodi. Ecco che, come degli ambasciatori che non portano pena, mi dicono che sono persona sgradita agli occhi del gruppo, < ti hanno puntato, perché non cerchi altro?>
Le acque sembravano più tranquille, sembravano… Certo, la gente non si ricrede in un lasso di tempo così breve, quindi per un po’ tutto s’è svolto in una sorta di guerra fredda, fatta da me che non mi licenziavo e un gruppo quasi totalmente coeso che mi percepiva come elemento di disturbo. Il cancro.
Tra sorrisi di cortesia e con occhi pieni di disprezzo arriviamo a luglio, dove mi arriva la solita telefonata di rito, con vocina…< Ciao, vieni che dobbiamo parlare.>
Li sono crollata, quello che a fatica avevo incatenato al mio interno nel precedente incontro, emerse come un’inondazione. La mia fortuna è che, sono circondata da buone e brave persone.
Un’amica dietro una mia richiesta di aiuto, decise di prendere le redini in mano. Dopo un braccio di ferro tra lei, (la mia amica) e le alte sfere, la situazione si smorza.
Ma non la mia esondazione, non a caso uso l’acqua come riferimento. L’acqua, è l’archetipo dell’emotività.
Ho avuto un crollo psicologico, sintomi di stress e malessere erano esplosi, pressione arteriosa alle stelle, insonnia e attacchi di panico.
Il mio medico, di sua spontanea volontà, decise di prescrivermi degli psicofarmaci, < cosi non fai una pazzia e ti licenzi> Mi disse! Manco se mi campasse lui. Vabbè altro soggettone.
I sintomi invece di placarsi si acutizzavano, ero anestetizzata, rallentata, ma come arrivavo a lavoro le lacrime scendevano senza una ragione logica. Era scoppiato un caldo allucinate, mi trascinavo pesante, la notte non dormivo, ma non ne avevo la piena consapevolezza, non ero mentalmente lucida.
Ricordo ancora come se fosse ieri, era notte fonda, mi sentivo soffocare, non percepivo il caldo infernale, ero sfinita e annebbiata. Non vedevo via di uscita o almeno, era quello che sentivo e percepivo, ricordo solo che, la mancanza di sonno mi stava facendo sbarellare. Ho questo ricordo agghiacciante, ero affacciata alla finestra, ed ho pensato <basta!>
In quel momento ho avuto un barlume di lucidità, un attimo, quell’attimo che mi ha svegliato bruscamente!
Gettai le medicine quella stessa notte, ho impiegato giorni per disintossicarmi, altre notti insonne per effetto dei farmaci, pian pian è tornata la sudorazione e il controllo sul mio corpo. Tornava la lucidità. E nasceva il mio odio spietato.
Ora sono io la Regina Cattiva.
Vediamo chi è più brava a “voler bene.”