Ciao mio caro amico, oggi giochiamo a sblocca un ricordo (così ho fatto). Ma come una Matrioska: sbloccarne uno a volte, porta inesorabilmente a sbloccarne altri in sequenza, come tante diapositive che vengono proiettate su un telo bianco.
Non ricordo l’anno preciso, o meglio, dovrei prendere la calcolatrice e iniziare a sottrarre anni fino ad arrivare all’ultimo anno di terza media. Quando fui ricoverata per un incidente stradale all’uscita di scuola (investita da una vecchissima auto fatta in ferro battuto che andava a venti chilometri orari) e la colpa fu la mia. Ricordo ancora come se fosse ieri quell’amorevole uomo di mio padre, “preoccupato” e la sua aria di indifferenza nel vedermi ancora viva, ma solo perché: non aveva ancora realizzato quanti soldi quell’incidente gli avrebbe fruttato.
In quel periodo ho conosciuto un anziano signore di Pezzo di Greco una frazione del brindisino. Si passava il tempo giocando a carte e quell’uomo non sapeva solo giocare con le carte. E fu in quel periodo che mi iniziò all’arte divinatoria della cartomanzia.
Sono sempre stata una che socializza con le persone anziane, le trovavo e le trovo affascinanti e di ispirazione, rispetto alla stupidità dei miei coetanei.
Le carte da allora sono state le mie compagne per un periodo mediamente lungo della mia vita.
A tredici anni non si è coscienti del proprio SE e tante cose erano un gioco per me, un modo per farsi accettare o semplicemente attirare l’attenzione o sentirsi speciali.
A distanza di 33 anni posso essere sicura che quel santone aveva sbirciato e visto più di un paio di occhi malinconici.
Con la vecchiaia che incombe e la saggezza acquisita non posso dire se quell’uomo fosse una figura positiva, negativa o semplicemente un esaminatore.
Sono cresciuta con il terrore del buio, la paura dei defunti e tutto quello che puzzava di paranormale. Che sciocca, non sapevo che anche la chiaroveggenza è paranormale, sciocca due volte perché, non avevo realizzato che le carte, quelle mie amiche che interrogavo come un gioco, erano un mero strumento e non l’oggetto magico.
Le carte mi hanno aiutato nei momenti difficili soprattutto in quelli economici anche se per me era un modo per socializzare e instaurare connessioni che non avevo capito che ero in grado di instaurare e vaticinare ugualmente.
L’incoscienza mi ha guidato quasi fino ai ventotto anni. Con la maturità ho imparato che quelle sensazioni non erano solo il frutto della mia malinconia congenita e del fatto che non potessi trascorrere l’intera giornata del mio mondo interiore fatto di pensieri felici e brave persone. Dio quanto sono Pescina.
Fortuna che i transiti degli ultimi trent’anni hanno permesso di fissarmi bene al suolo e al mondo duale.
Ogni taglio e ferita di questa vita mi hanno permesso di amarla sempre più, permettendomi di rimanere lucida, così da evitare dipendenze e malattie psichiatriche. L’emotività e l’estrema sensibilità porta in alcuni soggetti, tanti, a dissociarsi perché non si sentono a casa.
Mio caro amico virtuale, le carte mi hanno insegnato che non tutto deve essere svelato, no perché è peccato come insegna il cattolicesimo, la nostra anima sa già tutto.
Alcune cose non vanno dette perché devono essere l’esperienza di vita per molti e non bisogna intromettersi.
Le carte (le consigliere) mi hanno insegnato a elargire i giusti consigli e a guarire le ferite altrui (dove possibile naturalmente), quest’oggi lo faccio senza un mazzo di carte e senza tanti fronzoli, alcune volte con spietatezza, venendo fraintesa. Non sono un guru e tanto meno mi piacerebbe essere considerata tale.
Perché ti racconto questo?
Un po’ di tempo fa, non tantissimo una persona a me cara mi ha chiesto cosa <ne pensassi dei tarocchi>, permettendomi di farmi conoscere la vita di un’anima buona a me affine.
Le carte non sono buone o cattive, sono strumento, abecedario di un linguaggio fatto di sensazioni che a volte la nostra mente non riesce a comunicare con la nostra parte più sorda.
Passo e chiudo.
Un uomo gentile
Un’anima buona
♥️