Mio caro amico virtuale fatto di un foglio elettronico bianco, dove appaiono per magia lettere a caso che compongono parole, frasi e pensieri di più o meno senso compiuto. Oggi sono qui, un po’ meno leggera del solito, questo “Storie di ordinaria follia” è una palla al piede della mia emotività.
Trovo imbarazzante quando sento l’elogio allo scrittore e al poeta, anche perché non ne capisco il senso. Okay, non tutti sono operatori del terzo settore e non tutti hanno una laurea in psicologia, ma, andando a ritroso nella sua storia emerge tutto il disagio di aver avuto un padre abusante nella California degli anni trenta. In un gesto rivoluzionario lo scrittore e poeta ha cercato di distaccarsi dalla figura paterna, ma, quando questo meccanismo non è bene compreso ed elaborato, e accettato con serenità, noi figli abusati possiamo diventare delle varianti delle nostre nemesi.
Non so se lui ci ha provato, so soltanto che, ogni madre non vorrebbe un Bukowski come il marito, amico o conoscente per la propria figlia.
Sono a meno della metà di questi racconti, è il raccapriccio ripetuto come un stendardo di mascolinità tossica (a trecentosessanta gradi) è oltre il sesso, non ha neanche la definizione di sesso. Si percepisce tutta la solitudine di quell’anima martoriata che si è spenta ed è annegata in ogni tipo di comportamento malsano e autolesionista.
Non pretendo di conoscere l’uomo forse nella vita privata era un uomo diverso ed ha solo usato la sua fantasia splatter per esorcizzare il suo disagio. Comunque Bukowski non fa per me, ho conosciuto un sacco di gente di merda è ho avuto la mia dose di abusi dal mio genitore.
La cosa che mi dispiace è che possa dispiacermi e che magari in questa società dove la sessualità è accomunata a un passatempo, alla noia e al distacco di emotività possa ulteriormente incrinare una visione distorta di un atto che oltre che carnale dovrebbe essere anche spirituale.
Bada bene, non sono qui a giudicare l’uomo ma l’enfasi e la gaiaggine nel consigliare letture come se Bukowski avesse il monopolio del maschio alfa, quando in realtà ha tramutato in horror tutto quello che l’uomo animale fa così naturalmente da migliaia di anni.
Ho trovato raccapricciante l’abuso in tutte le sue sfumature della parola ne()ro, l’essere fortemente irrispettoso e insensibile per quello che potesse riguardare igiene e peso delle sue protagoniste.
Lui si definisce brutto, okay ma solo brutto è meglio di brutto e uomo di merda. Capisco il contesto sociale di quegli anni, ma non giustifico, il bon ton delle parole e del linguaggio va di pari passo con la propria sensibilità.
Per una ignorante di letteratura e storia dei romanzi Bukowski può solo accrescere la mia esperienza da lettrice, ma niente di più.
Il mondo è pieno di Bukowski, solo meno fortunati, intraprendenti o semplicemente meno egocentrici.
Passo e chiudo.