Questo articolo l’ho riscritto e messo in pausa diverse volte. A volte, per me è difficile spiegare a parole, l’immensità dell’onirico, razionalizzandolo e dandogli una struttura. Se non facessi un lavoro di introspezione il mio figurerebbe come il realismo magico di Garcia Marquez. E a me il realismo magico fa cacare.
Mi sono interrogata per l’ennesima volta sul valore dei sentimenti, l’intensità dell’amore e del valore che ci si dà. Qualcuno mi ha detto che penso da povera, e, probabilmente è così: se no, non mi spiego il dover scendere a patti tra chi si è e il cosa si vuole, indipendentemente se sia una relazione affettiva, un oggetto per la casa o il lavoro.
Invecchiando si tende a diventare più rigidi, quasi estremisti, e tra lo sfrenato bisogno di sentirmi amata e l’ accontentarmi, preferisco stare sola.
Sono troppo vecchia e stanca e non ho più le energie che avevo a vent’anni di illudermi che se faccio la brava, non darò fastidio e non sarò un peso, sarò vista.
Il cruccio della settimana era una riflessione sulle scelte. Un individuo si muove nel mondo facendo scelte, noi ci scegliamo. Scegliamo i nostri amici d’infanzia, il lavoro e se seguire i nostri sogni. A volte succede che due persone si scelgono a vicenda e cammineranno insieme lungo una linea fin quando entrambi si continueranno a scegliere.
Quante relazioni iniziano con l’idealizzazione di un sogno, per passare cinque minuti dopo nel volerlo migliorare, cambiando quello che non ci piace. Quando si ci sceglie si scelgono anche quelle sbavature che non ci piacciono dell’altro. E non mi riferisco all’aspetto fisico.
E non è sempre chiara la dinamica che le persone si scelgono, cercando di scendere a compromessi; quindi, quando finisce un’amicizia, un amore o una collaborazione di lavoro finisce non perché è finito l’amore, l’amicizia o la stima, ma semplicemente abbiamo smesso di scegliere l’altro per noi stessi o qualcun altro. Io sono quella che inevitabilmente smette di scegliere quando la misura è colma e a furia di adattarmi la mia natura solare viene obnubilata dal disgusto che provo per me stessa.
In questo lungo cammino di crescita ho imparato a parlare e a dire le cose in faccia, anche con garbo. Non si sa mai qualcuno mi dicesse non sei stata chiara.
Ho parlato tanto e di tutto: ed è emerso che il problema è la mia gelosia.
Se penso alla gelosia rido e inorridisco allo stesso tempo: ricordo un infanzia fatta con un padre dai predominanti impulsi sessuali, io a 10 anni nella Fiat 127 della mia matrigna, a inseguire mio padre e la sua amante. Io sono troppo pigra per seguire nessuno, controllare il telefono e altre cose imbarazzanti. Io al primo sospetto mi tramuto nella regina di ghiaccio, e avoja a morire di freddo.
Non è l’amore a tenere insieme le persone, sono le regole del bon ton della relazione e il rispetto.
Il resto sono cartoni animati.
Probabilmente sarò gelosa e dovrò tornare in terapia per elaborare il trauma del padre puttaniere. Ma quello che è sicuro che i miei ex mi hanno cornificata come un alce nella stagione degli amori. E non erano ne belli ne interessanti, erano semplicemente come mio padre.
P S se mi vedete in una Fiat 127 non sono io.
Passo e chiudo alla prossima.